Il fenomeno delle start-up, che sta caratterizzando il mondo degli affari negli ultimi decenni, è un modo di fare business che valorizza il potenziale umano e permette di realizzare cose incredibili. Ma al di là dell’entusiasmo che circonda questo fenomeno va sottolineato che moltissime di queste aziende falliscono. Addirittura secondo uno studio pubblicato all’inizio del 2015 da Italia Startup (associazione di categoria) in Italia circa l’80-85% non arriverebbe ai primi 3 o 5 anni di vita.
Non è facile definire in modo preciso ed univoco questo tipo di percentuale ma comunque la si legga è di per se un dato molto poco confortante.
Anche il mondo USA, da sempre considerato la “mecca” per lo sviluppo di questo tipo di realtà non denuncia dati migliori: “Y Combinator”, uno dei più importanti acceleratori americani famoso per avere dato i natali a realtà come Dropbox, Reddit e Airbnb ha segnalato che solo il 12% delle loro start-up hanno avuto successo negli ultimi cinque anni. Altre fonti quali la National Venture Capital Association indica che il 40% delle imprese finanziate falliscano, il 40% producano ritorni modesti e solo il 20% o meno hanno ritorni importanti. Uno studio dell’università di Harvard ha evidenziato che i ¾ delle startup non riescono a rimborsare integralmente il capitale investito e mentre più del 30% perde addirittura l’intero capitale.
Fonti di natura e provenienza diversa mostrano inequivocabilmente che le start-up hanno un tasso di insuccesso significativamente alto.
Ciò porta inevitabilmente a chiederci quale sia il fattore critico di successo per la loro riuscita.
Se si pone questa domanda a giovani imprenditori la risposta più comune è che è il livello di innovazione dell’idea il fattore che determina il successo, quasi si tratti di una sorta di “eureka” per un dato business.
In realtà, riflettendo con attenzione sul fenomeno, ci si rende conto che pur essendo l’idea la principale ragione di successo sono altrettanto importanti fattori come il clima di lavoro, la perseveranza e la capacità di adattarsi ai cambiamenti.
Uno studio condotto dalla “Idealab” (un incubatore statunitense) ha analizzato oltre 200 start-up equamente distribuite tra significativi successi ed altrettanti fallimenti arrivando a considerazioni molto interessanti.
Questi fattori sono:
- Idea ed il suo Grado di Innovazione rispetto allo “status quo” tecnologico e culturale e sua capacità di generare scenari nuovi
- Team di Lavoro che deve possedere tutte le capacità per realizzare, operare e mantenere nel tempo l’dea.
- Modello di Business inteso come strumento in grado di garantire la generazione di fatturato da parte dei clienti
- Finanziamenti disponibili che per certe tipologie di start-up possono essere davvero significativi
- Tempestività che sottintende la capacità di avere l’dea giusta al momento giusto quando cioè il mondo è pronto a riceverla e farne tesoro
Il fattore che rappresenta la principale differenza tra il successo ed il fallimento è sicuramente la tempestività con il 42% dei casi di successo.
Al secondo posto, il team di lavoro e la sua capacità di eseguire che rappresenta il fattore differenziante rispetto alla concorrenza.
Sorprende che l’idea in se sia solo al terzo e ciò significa che conta molto di più aver l’idea al momento giusto che il suo grado di innovazione.
Infine ci sono il modello di business ed i finanziamenti che pesano meno della metà del primo fattore. Ciò non deve stupire visto che ad esempio il modello di business può essere aggiunto in corso d’opera una volta che il mercato ha mostrato di gradire ciò che si sta proponendo.
Estrapolando i dati in nostro possesso e confrontando le priorità delle aziende di successo con quelle di chi ha fallito emerge come esse siano esattamente all’opposto.
Airbnb, società americana che attraverso un servizio on-line permette alle persone di affittare la propria casa o parte di essa anche solo per pochi giorni, ha raggiunto gli oltre 10 milioni di utenti in tutto il mondo. All’inizio questa impresa fu ignorata da molti investitori perché nessuno credeva che la gente avrebbe affittato casa propria a degli sconosciuti. Era però la fine della recessione e il bisogno di soldi spinse la gente a superare questo limite. Analogamente dicasi per Uber.
Alla fine del secolo scorso alcune aziende ebbero l’idea lanciare servizi di intrattenimento on-line. Tutti pensarono che l’idea fosse ottima, ma in realtà la tempistica non lo fu. Nemmeno negli Stai Uniti la penetrazione della banda larga era tale da garantire tempi di risposta ed interattività adeguate ed oltre a ciò l’architettura per la visione di video era così complicata che gli utenti erano costretti a complicati passaggi manuali.
Fu così che molte di esse fallirono ma solo un paio di anni dopo quando la complicazione architetturale fu risolta da Adobe Flash e la banda larga raggiuse oltre il 50% dell’utenza (almeno negli USA) You Tube propose il servizio giusto al momento giusto.
Va sottolineato che all’inizio You Tube era privo di un modello di business perché, visti gli insuccessi degli anni precedenti nessuno era sicuro che l’idea avrebbe funzionato.
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